Mostre

TERRA UMBRAE #2, Museo Dinamico del Laterizio e delle Terracotte, Marsciano (PG), 15 ottobre- 10 dicembre 2023

Dopo Terrae Umbrae #1, altri artisti si insediano con le loro opere nelle affascinanti sale del Museo Dinamico di Marsciano che raccolgono antichi manufatti in terracotta e testimonianze del loro uso nel mondo contadino, innescando nuove linee di lettura e corrispondenze con queste presenze e con i vari aspetti legati alla dimensione “Terra”: l’argilla, l’ombra, la pietra, la casa, il sottosuolo, l’informe, le memorie sepolte, il coltivare, il vedere, ma anche l’immaginare per discendere al centro o fuggire sulla luna.

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Kamile Jadeviciute, Steinbruch Solnhofen (I e II), 2022, incisione da cliché fotografico

Il percorso parte dalla eliottiana Ouverture (la terra desolata) con una “Clessidra” in alluminio di Davide Dormino in cui la figura umana si capovolge simmetricamente legando indissolubilmente l’ordine diurno e notturno, sopra e sotto, slancio e contrappeso, e con le piccole isolate figure assorte in deserto pietroso che affiorano nelle fotoincisioni di Kamile Jadeviciute

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Davide Dormino, Clessidra, 2017, alluminio

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Segue la Stanza del magma oscuro, la discesa verso l’origine, con una terracotta in metamorfosi di Alessandro Twombly in bilico tra “Calma e movimento” e i paesaggi magmatici in carboncino di Seboo Migone  che ci proiettano in una ‘selva oscura’ innanzitutto psichica, poi la Stanza della sorgente e della casa con l’acqua che gorgoglia leggermente attraverso la fessura-vagina di una piccola lastra in alabastro (il “Disgelo” di Gregorio Botta), e il profilo e il volume di una casa che affiora a malapena dal buio pieno di una notte senza fondo (R.Vismeh).

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Alessandro Twombly, Calma e movimento, 2016, terracotta; Seboo Migone, Sette Veli, 2006, carboncino su carta; 

Seboo Migone, Specchio, 2006, carboncino su carta

 

Gregorio Botta, Disgelo, 2023, alabastro e acqua; Raha Vismeh, L’eco delle ombre (dalla serie), 2022/23, olio su tela

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Con la Stanza delle tracce ritorniamo in superficie, ad orizzonte di passo e di sguardo, con gli oggetti e i materiali che Cristina Falasca ha raccolto in cammini campestri e nascosto quasi invisibili all’interno di oblò-setacci e Maurizio Pierfranceschi – dopo averli scovati in passeggiate intra muros – ha composto in piccole minimali sculture polimateriche; qui, sempre a fior di terreno, ci  sono anche le pietre trovate che diventano sagome e  diagrammi infinitesimali nelle litografie della Jadeviciute, o le tracce e la del Velario (e Veronica) di Botta.

 

Gregorio Botta, Velario, 2023, lino, cera, pigmenti e pietra; Cristina Falasca, Rotten, 2019, assemblaggio di elementi trovati

 

Kamile Jadeviciute, Senza titolo, 2022, litografia su pietra (con accanto le pietre usate)

 

Maurizio Pierfranceschi, Prima delle cose ultime, 2016, materiali trovati

 

La vista  a questo punto si spinge più avanti, invero torna all’indietro, con le “memorie del sottosuolo” raccolte nella  Stanza dei reperti immaginari ideata da Myriam Laplante, Polly Brooks, Medina Zabo, in cui l’immaginazione, l’ironia e il gioco incominciano a portarci lontano  dalla eliottiana “terra desolata” dopo la nostra umbratile Ouverture. Anche se non siamo lontani dall’humor noir che ha già incominciato a farsi sentire.

 

Polly Brooks, Cranium Clausus; Elephas Microscopicus; Hippocampus Proboscis Egyptia; Ossa di Equus Delicatus; Sabbia Rosa di Zendeor; Unicornis Somniator,2022

Myriam Laplante, Platypus fulgens, 2022; Stygiomedusa erectus, 2022; Hirsitus piscis, 2022;

 

Medina Zabo, Amadou Strobospheridus, 2020

Medina Zabo, cummingtonite, 2020

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Salendo le scale, al secondo piano, troviamo la Stanza del Consiglio (giocoso) con un cavalluccio a dondolo in ceramica nera, “Fantasia gotica” di Luca Leandri che sta abbandonato davanti gotica finestra, e una cittadella in terracotta nera che emerge sbilenca dal pavimento  adornata da sghembi  filamenti floreali (“Scheletri” di Cecilia Damiani); lì accanto, c’è anche il “Libro” in terracotta di Tommaso Cascella che ci riporta si millenni indietro, quando i primi geroglifi e segni di scrittura furono impressi su tavolette d’argilla, ma anche ai gesti o sberleffi dell’infanzia, che non hanno mai paura del non senso.

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Cecila Damiani, Scheletri, 2022, ceramica, ferro e silicone

 

Luca Leandri, Fantasie Gotiche (dalla serie), 2022, ceramica

Tommaso Cascella, Libro, 2003

Tommaso Cascella, Piatti, 1998/2010, ceramica

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Ma la “terra desolata” si può fronteggiare anche con l’impegno e concrete utopie, ‘ritornando alla terra’. Nella Stanza del Camino – proverbiale stanza dei racconti – all’interno del grande focolare verrà proiettato il video “Le Lieu”(2010) di Gianfranco Baruchello  girato nell’azienda agricola ‘filosofica’ che  ha fondato nel 1973 nella campagna romana. Accanto vi è la riproduzione di un testo/volantino del 1976, Agricolantipotere, dura critica del mondo culturale asservito al potere dominante e del sistema sociale capitalistico.

Gianfranco Baruchello, Le Lieu, 2010, HDV, colore, sonoro, 5’19” e manifesto/volantino AGRICOLANTIPOTERE del 1976

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.Poco dopo nel percorso entriamo nella Stanza degli otri, con grandi antichi orci umbri in terracotta, ora parlanti, in dialogo diverbio con i forestieri piatti raku,  installazione site specific dei Celsauri (Auro e Celso Ceccobelli).

Celsauri, Discorsi da Orcie, 2023, Ceramiche Raku e impianto digitale audio (installazione site specific)

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Il dialogo con i manufatti contadini raccolti nel Museo continua lì accanto su un tavolo composto da vecchie piastrelle ceramiche raffiguranti luoghi e situazioni del territorio marscianese  su cui sono collocate  in contrappunto le grottesche donne di Angela Maria Piga, in ceramica e rossetto rosso, che sembrano qui fare eco al chiacchiericcio degli otri oltre che alle figure tradizionali del tavolo dove sono poggiate.  Il dialogo si fa più armonico, e millenario, con le lievi  “Figure ornanti” di Annamaria Heinreich che ricordano gli antichi recipienti con figure di area mediterranea, seppur con la grazia austriaca di questa nota costumista teatrale, e i raffinati piattini in stile Oribe del maestro ceramista Andrea Campioni collocati invece al primo piano nella Stanza dei Frammenti, delicatamente asimmetrici e spiazzanti, frammenti essi stessi, come gli scorci di paesaggio  dei piccoli fogli a matita e acquerello di Maurizio Pierfranceschi, sempre lì in dialogo con i vecchi cocci umbri della teca accanto e le loro flebili tracce di pittura. 

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Angela Maria Piga, Io, non io e bocca, 2021, terracotta   (lavoro ispirato al testo di Samuel Beckett “Non io”, 1972)

Annamaria Heinreich, Figure ornanti, 2020/23, ceramica

 

Maurizio Pierfranceschi , Et in Arcadia Ego, 2017, terracotta dipinta (a parete), Disegni e acquerelli, 1998 – 2020 (teca)

 

. Andrea Campioni, Com’è possibile fare piani e scelte se viviamo in una realtà imprevedibile e capricciosa? 2022, gres e argille refrattarie, smalti autoprodotti. (Piattini  ispirati allo stile ceramico giapponese Oribe)

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Il percorso espositivo si completa con altre due installazioni plastiche collocate in dialogo con manufatti conservati nel Museo. Nella Stanza delle memoriecon la pericolante resistente pila di libri in terracotta di Lucilla Catania, una  ‘colonna infinita’ collocata davanti al camino e circondata alle pareti dai bassorilievi dello scultore locale Alfredo Marinacci, lì preesistenti, in cui il fregio delle più  diverse scene umane, e della memoria, si sviluppa invece orizzontalmente a 360°.   Nella Stanza dei vasi, in cui sono raccolti nelle vetrine a parete vasi, ciotole e brocche contadine dell’ 800 e primo novecento,  sono stati collocati al centro due grandi filiformi trasparenti “Vasi” di Renzogallo, un invito dal sapore orientale allo svuotamento, alla trasparenza, alla lievità, seppure la terrae umbrae non può essere mai del tutto cancellata o rimossa: a disegnare nello spazio il morbido volume assente del vaso è infatti un tondino di ferro che nel suo andamento spezzato ricorda recinti, filo spinato, l’età delle spade, in luogo della matriarcale età dell’argilla.

 

Lucilla Catania, Libri Liberi, 2009, terracotta

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                                                                                                                Renzogallo, Vasi, 2007, ferro

 

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Dopo aver presentato a maggio nell’Edicola due sculture di Giacinto Cerone in occasione di Terra Umbrae #1, questo piccolo spazio visibile dalla strada continua a proporre opere di noti scultori residenti in Umbria e in Italia che saranno visibili anche nelle ore serali e notturne dall’esterno del museo, In occasione di Terra umbrae #2 nella vetrina del Museo di fronte alla chiesa di San Giovanni ora c’è  un piccolo assembramento, una sorta di presepe, composto da alcune terracotte del “Diario delle 365 fugure” di Andrea Fogli, presentato recentemente al Museo Nazionale della Ceramica Duca di Martin a Napoli. 

 

Andrea Fogli, Dal Diario delle 365 figure (2019/2022), le “figure della quarantena”, maggio 2020, terracotta

 

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MUSEO DINAMICO DEL LATERIZIO E DELLE TERRACOTTE, MARSCIANO (PG), 
La mostra è aperta fino al 10 dicembrevenerdì, sabato e domenica dalle 11 alle 17

 

 

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