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TERRA UMBRAE #1, a cura della Società Lunare, Museo Dinamico del Laterizio e delle Terracotte, Marsciano (7 maggio / 30 luglio) FOTO DELLA MOSTRA

La mostra e rassegna TERRA UMBRAE, che inaugura la riapertura del Museo, vuole in primo luogo creare un dialogo tra l’arte contemporanea e i manufatti e le opere del Museo dinamico del laterizio e delle terracotte che ospita l’esposizione. Un dialogo che non è solo quello tra materiali usati – l’argilla con cui si fanno tegole, mattoni, vasi, piatti così come le sculture – ma tra la dimensione contadina e rurale e la sua persistenza nell’arte contemporanea, tra un fare artigianale ora desueto e un fare artistico che vuole in diversi modi rianimarlo. Come  è percepito oggi con urgenza da più persone, non solo tra i giovani o gli artisti e intellettuali più consapevoli, è in atto un ravvicinamento alla terra, ad un modello di vita più umano e in armonia con la natura. Non è soltanto la crisi climatica sempre più preoccupante o la recente dura esperienza pandemica a spingere in questa direzione, ma la coscienza della dimensione alienante e artificiale della società contemporanea, che risorge carsicamente dagli anni ’60 (e dai saggi visionari  del  primo Novecento) .  Le  cittadine  e  i paesi,  le  piccole comunità  a  contatto  con  la  terra (o i mari), sono – e si dovrebbero sentire e immaginare sempre più – come modelli di un diverso sviluppo sociale e abitare umano. Risorga allora, ancora, un faro chiamato Utopia a farci fare un salto in alto.

 

Museo dinamico del laterizio e delle terracotte di Marsciano

La mostra è aperta fino al 30 luglio 2023,  venerdì, sabato e domenica dalle 11 alle 17

Per contatti 389 128 5261 – www.lasocietalunare.it

 

 

 

TERRA UMBRAE,  ombra della terra, ciò che abbiamo spinto nell’ombra e rimosso, ovvero una terra delle ombre, vitale e originaria, che ci richiama nel bel mezzo della marea tecnologica e digitale. E’ questo il filo rosso del racconto che il visitatore potrà rintracciare e leggere stanza dopo stanza.

Ci sono le STANZE DELLE MEMORIE, che ci riportano sulla via degli etruschi con un canopo rivisitato, in fase di esplosione o rinascita (A.Quintili) e le necropoli disegnate dal vivo nelle fughe dalla follia delle quarantene (M.Ferrando); o su lontane comuni terre neolitiche, con nuraghi d’argilla cruda (C.Campus) e immaginari recipienti tribali in forme animali (P. Orlandi). Sempre inseguendo il filo rosso della memoria, c’è la “Stanza del Camino”, con neorealistici frammenti di “poesia concreta” che si muovono come fiamme poetiche nella bocca-schermo del focalare (F. Giorgi Alberti), mentre sulla tavola apparecchiata, tra le policrome antiche vasaglie da cucina, trovi bottiglie morandiane nere bucchero che volano verso l’astrazione (A. de Bellefroid).

Nelle STANZE DEGLI SMARRIMENTI trovi vecchie statuine in ceramica che, pur se in pessime condizioni, sembrano rivivere tra batuffoli di polvere e una vernice che se la tocchi svanisce (G.Codeghini), sorte simile  delle evanescenti tracce vegetali che si compongono in tondi planisferi (E.Garrafa);  ma trovi anche, impressa nell’umida terra,  il  grossolano  segno di chi,  insultandosi sul web,  la tradisce e la infanga (C.Campus); trovi chi, in punta di matita, con pazienza studia conformazioni organiche che, seppur terrestri, sembrano aliene (E.Gruber) o disegna le antiche vettovaglie di casa come costellazioni di linee bianche su fondocielo nero (M.Bussmann), e un volto di donna, appena stupefatta, da cui è caduta la bocca (P.Gandolfi).

Nella STANZA DELLA SPOSA, lei è lì chiara e senza volto alla finestra (R.H. Kennedy), mentre ai lati si fronteggiano  in  sparse isolate figure nere – un variegato drappello di viandanti pellegrini (A.Fogli) e una testa indecifrabile, un po’ fauno arietino, un po’ Medusa, cinta di serpenti (G.Dessi); altrove, affacciato nella sala dell’affresco della Madonna in Trono, campeggia il suo etereo corpo-vaso su cui è scavata la nicchia tokonoma, un ventre che si fa altare (P.Canevari). Nell’affrescata STANZA DEL CONSIGLIO, sulla soglia di una finestra-abside, le mani “terramani” invitano oltre, forse lì in quelle colline crestate di cipressi che si vedono lontano (B.Ceccobelli); a terra invece, rotondo come pianeta, giallo come il sole, sta adagiato il “miele nuovo” (S.Cardinali).

Ci sono poi  la STANZA DELLO SPECCHIO ARABESCATO, su cui si riflette l’altra metà di un volto bifronte rilucente in ceramico lustro (B.Ceccobelli),  e la STANZA DEGLI OTRI dove dalle bocche delle pirandelliane giare prive di coperchio vedi spuntare volti bianchi di gesso che  soffiano fuori l’aria – o l’olio o il vino – che era racchiusa con loro lì dentro (A.Longo). Nell’EDICOLA infine, affacciata nello slargo tra il Museo e la Chiesa di San Giovanni Battista, una ceramica nera e una verde, un castello e una croce, seppur lacerati e derelitti, chiamano i passanti, come il miraggio di un altrove non meridiano, notturno, terraceo, umbratile (G.Cerone).

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STANZA DELLA SPOSA

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 Robin Heidi Kennedy, La Sposa, 1995, gesso

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Andrea Fogli, dieci Figure della quarantena, dal “Diario delle 365 Figure” (2019/2022), maggio 2020

 

Gianni Dessi, Capricorno, 2007, ceramica raku

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Paolo Canevari, Senza titolo, 2018, ceramica (Collezione Matteo Boetti, Collage Collection Storage, Todi)

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STANZE DELLE MEMORIE

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Monica Ferrando

 Fogli dalla serie Discesa agli Inferi o canto della terra, 2020-2022, pastello su carta

Questi fogli neri provengono da diversi album tutti di cm 30×30 e formano una serie denominata ‘Discesa agli Inferi o canto della terra”. Quasi ogni giorno, durante l’imposta segregazione nei due anni di pandemia, mi recavo con Giorgio nelle necropoli etrusche intorno a Vetralla, che si chiamano S.Giuliano, S.Giovenale, Castel d’Asso, Blera, Grotta Porcina….. Camminando e scendendo tra rocce di tufo e tronchi che imitano il suo colore di pane, su tappeti di muschio e ciclamini, tra rami di quercia e tralci di edera, ci sembrava di uscire in un libero e librato altrove. Era, lo sapevamo, l’altrove sereno dei morti. Dentro le tombe, dove la polvere era stata corpo sui letti di pietra splendeva a volte un raggio di sole. Una grazia ctonia – la chtonia charis evocata da Sofocle nell’Edipo a Colono – o il canto della terra, custode di immagini al di là di ogni apparenza visibile. Luoghi umani ricavati con dolcezza dalla natura e forse, proprio per essere stati così intimamente e compiutamente umani, ancora come in attesa di stati contemplativi dove le pietre sono passi, il muschio memoria, la densità disegno, l’erba evidenza, la soglia sostanza, la penombra pensiero. (MF)

 

Attilio Quintili, aNuovo, 2022, ceramica

 

 

 Ciriaco Campus, Le case dello sciamano (dalla serie), 2016, Argilla cruda

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Fabio Giorgi Alberti, Concrete poetry (11.21 v.), Film super 8 digitalizzato – loop 6’32, Dimensioni ambientali

(…) Il super8 mi interessa per il distacco che crea con gli oggetti, con il mondo: come se grazie alla chimica della ripresa su pellicola, la realtà ne uscisse distillata e dopo lo sviluppo venisse fuori l’idea platonica di ciò che è stato ripreso; ogni clip è decontestualizzata da ciò che c’è intorno, prima e dopo: appartiene a una fase più cerebrale della visione dell’immagine, e forse per questo più condivisibile. Paradossalmente per condividere la concretezza delle cose le devo astrarre.  (F.G.A.)

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Andrea Fogli, Tre Figure silvane dal “Diario delle 365 Figure” (2019/2022), 2022, terracotta

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Paola Orlandi, Un bestiario immaginario, 2021/23, Gres (cottura a gas e a legna), Argilla rossa lavorata a bucchero

 

Anne Frederique de Bellefroid, Costellazione di bottiglie, 2022/23, bucchero

 

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STANZE DEGLI SMARRIMENTI

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Ciriaco Campus

KKK, dalla serie “Fanghi”, 2018/19, terra, collante

 

Gianluca Codeghini

The aftershave victory, 2023, scultura in ceramica, pongo, e stampa vegetale

 Cracked fingers, 2018, scultura in ceramica senza testa, pittura nera removibile.

Elusive void of pleasure #01, 2019, scultura in ceramica, residui di polvere e lana generati dalla lavatrice

 

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Paola Gandolfi,

Archeologia del sé, 2022, ceramica

Gattobambina, 2007, ceramica

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Maria Bussmann

Black mirror, dalla serie “I have never been to Japan“, 2006, matita su carta

Vases (nr.1 e nr.7), dalla serie “Donkey reads Japanese“, 2008, matita su carta di seta nera

Broken porcellan, 2018, Carta, tempera

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Erich Gruber, Rükzug, 2023, matita su carta

                        Sammlung 9, 2023, matita su carta

 

 

 

Elisa Garrafa

Simbiosi, 2022, Spore fungine su carta Hanji autoprodotta

Sciadografie di Velelle, 2020, stampa ai sali d’argento su carta autoprodotta

Sciadografia di elementi vegetali, stampa ai sali d’argento su carta autoprodotta, 2020

 

 

 

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STANZA DEL CONSIGLIO

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Sauro Cardinali,

Miele nuovo, 2019, ceramica

Astucci perfetti, 2022, carbone e stampa 3D

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Bruno Ceccobelli,

Terramani, 2008, ingobbio

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STANZA DELLO SPECCHIO ARABESCATO

Bruno Ceccobelli, Ritratto al buio, 2012, lustro

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STANZA DEGLI OTRI

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Amedeo  Longo, Bolle di sapone (8 teste di gesso che imitano il soffiare del serpente), installazione site specific, 2023

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EDICOLA

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Giacinto Cerone,  2003, terracotta smaltata (Collezione Matteo Boetti, Collage Collection Storage, Todi)

 

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