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INCUBI / The Nightmare Cabinet – dal 25 febbraio al 7 maggio, SOCIETA’ LUNARE , Bassano in Teverina- LE FOTO DELLA MOSTRA

 

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INCUBI / The Nightmare Cabinet

Erich Gruber, Andrea Fogli, Myriam Laplante, Sélène de Condat, Stefano Minzi, Anya Belyat-Giunta, Felice Levini, Petra Richar, Marco Luzi,  Costanza G. del Testa, Iulia Morcov, Fabio M. Fioravanti, Janneke Leenders, Vira Hanzha,  Annamaria Heinreich, Susanne Mewing , Stefano Iraci;  con testi di Julie Grislain e Filippo  Bellesia e una incisione di Francisco Goya

SOCIETÀ  LUNARE /ARCHIVIO FOGLI,

Via  delle  Fonti  Alte,  Borgo antico di  Bassano in Teverina (VT)

La mostra sarà visibile fino al 7 maggio,  il sabato dalle 14.30 alle 18,30 e la domenica  dalle 10.30 alle 14.30

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LE FOTO DELLA MOSTRA E DELLE OPERE

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La mostra si ispira idealmente all’Incubo di Fussli ed espone una incisione dei Caprichos di Goya, Buen Viage, in un cui un mostro alato si porta via atterriti esseri umani.

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Al centro Buen viage di F.Goya, ai lati disegni di Anya Belyat-Giunta, e sopra (altro lato teca) Sélène de Condat

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Anya Belyat-Giunta

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Fabio M. Fioravanti,

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INCUBI ad occhi chiusi e ad occhi aperti. Dentro di noi e fuori di noi. Personali e  collettivi.

Un diorama di incubi, intrecci e masquerade.

Ad incominciare dall’incubo della giovane dormiente di Fussli su cui grava il coboldo seduto sopra di lei, immagine ribaltata nei disegni di Marco Luzi in cui è l’animale, il cervo, che scorge sopra di lui la fisionomia dell’essere umano che l’ha appena ucciso, o da quello di Stefano Minzi, in cui un ghignante nasuto stendardo di una danza carnevalesca di Goya esce dal quadro e diviene oggetto di una parada oscura (circondato dai piccoli dipinti degli inquietanti Volandores, i “vampiri emozionali” di Castaneda).

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Erich Gruber & Susanne Mewing

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 Andrea Fogli e Felice Levini

 

Petra Richar

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Myriam Laplante

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L’incubo invece sembra quasi invisibile, forse troppo forte per essere espresso, nei delicati disegni a matita della giovane ucraina Vira Hanzha e della coetanea rumena Julia Morcov, o nella tenebrosa tavola imbandita e dipinta da Costanza G. del Testa su cui aleggiano seminascoste presenze inattese: in tutti questi lavori lo “scheletro” s’intravede appena nell’armadio, come nelle tavole di un suo fumetto degli anni ’80 che la costumista austriaca Annamaria Heinreich ha ritrovato per questa mostra.

In altri lavori l’incubo, e lo ”scheletro”, scosta la tenda e affiora, come nei disegni a quattro mani dell’austriaco Erich Gruber e della tedesca Susanne Mewing in cui il volto diviene gogna maschera buffa o poco più di una macchia o spettro; nel corpo che si fa fantasma trasparente nella fotografia della canadese Myriam Laplante; negli animali (sempre il coboldo di Fussli?) disegnati con segni energici della viennese Petra Richar e nelle allucinate fantasmagorie della pittrice statunitense Anya Belyat-Giunta. O si fa tessuto che tappezza e imprigiona tutto il corpo, in un cupo splendore di arabeschi che sa di soffocamento, nella sequenza fotografica di Stefano Iraci & Costanza G.del Testa.

In altri casi tutto avviene solo nello spazio del volto, come nel piccolo autoritratto di Janneke Leenders in cui il viso sembra risucchiato da un buco nero, o nei volti delle Madonne di una serie fotografica del 1997 di Andrea Fogli che divengono “folli”, “crudeli”, “timorose”, “estatiche”….

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Marco Luzi

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L’incubo entra decisamente in scena con le posture della “danza delle tenebre” giapponese, il Buto, negli scatti fotografici di Fabio Massimo Fioravanti – una danza  nata non a caso sulle ceneri di Hiroshima, un incubo che purtroppo ritorna –  e con lo scheletro ‘in carne ed ossa’ di Felice Levini che mette tra i regali un mefistofelico Babbo Natale. E diviene nudo, senza via d’uscita, come i volti e i corpi dei cadaveri che Selene de Condat ha fotografato nella Morgue di Parigi.

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Sélène de Condat

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Iulia Morcov

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Vira Hanzha

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Costanza G. del Testa & Stefano Iraci

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A riportarci altrove da lì, punto estremo dell’esposizione, possono ben essere anche gli incubi narrati  che accompagnano la mostra. Quello d’invenzione di Filippo Bellesia in cui una donna assolutamente normale riesce ad “espellere senza sforzo tutto, tranne l’orrore”, e quello in cui Julie Grislain, lucidamente e pacatamente, racconta delle sue allucinazioni ipnagogiche ad occhi aperti e di stati di narcolessia in cui perturbanti presenze invisibili si fanno presenti.

Questa mostra può essere così intesa, con Julie, proprio come un “Nightmare Cabinet”:  un incubo con cui dobbiamo creativamente e coraggiosamente fare  conti,  nel perimetro ideale di uno “studiolo degli incubi” in cui possiamo rielaborare le visioni inquietanti nel tessuto sensibile delle immagini e dei racconti, e così esorcizzarle.

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   Stefano Minzi

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Myriam Laplante e Jenneke Leenders

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Costanza G. del Testa

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The exhibition is ideally inspired by Fussli’s Nightmare and exhibits an engraving of Goya’s Caprichos, Buen Viage, in which a winged monster carries away terrified human beings.

NIGHTMARE with eyes closed and eyes open. Inside us and outside us. Personal and collective. A diorama of nightmares, plots and masquerades.

Starting with the nightmare of Fussli’s sleeping girl on which the kobold sitting above her rests, an image reversed in Marco Luzi’s drawings in which it is the animal, the deer, which sees above him the physiognomy of the human being who has just killed him, or from that of Stefano Minzi, in which a grinning nosed banner of a carnival dance by Goya emerges from the painting and becomes the object of a dark parade (surrounded by the small paintings of the disturbing Volandores, the “vampires emotional” by Castaneda).

The nightmare, on the other hand, seems almost invisible, perhaps too strong to be expressed, in the delicate pencil drawings of the young Ukrainian Vira Hanzha and the Romanian girl of the same age Julia Morcov, or in the gloomy table set and painted by Costanza G. del Testa over which semi-hidden unexpected presences hover: in all these works the “skeleton” is barely glimpsed in the wardrobe, as in the plates of one of his comics from the 1980s that the Austrian costume designer Annamaria Heinreich has found for this exhibition.

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Erich Gruber

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Petra Richar

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Vira Hanzha

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Fabio M. Fioravanti

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In other works the nightmare, and the “skeleton”, pulls back the curtain and emerges, as in the four-handed drawings by the Austrian Erich Gruber and the German Susanne Mewing in which the face becomes a pilloried funny mask or little more than a stain or ghost; in the body that becomes a transparent ghost in the photograph by the Canadian Myriam Laplante; in the animals (still Fussli’s kobold?) drawn with energetic signs by the Viennese Petra Richar and in the hallucinated phantasmagorias of the american painter Anya Belyat-Giunta.

Or it becomes fabric that covers and imprisons the whole body, in a dark splendor of arabesques that smacks of suffocation, in the photographic sequence by Stefano Iraci & Costanza G.del Testa. In other cases, everything happens only in the space of the face, as in the small self-portrait of twenty-year-old  Ducth woman Janneke Leenders in which the face seems sucked into a black hole, or in the faces of the Madonnas in a 1997 photographic series by Andrea Fogli who become “crazy”, “cruel”, “fearful”, “ecstatic”….

The nightmare enters decidedly staged with the postures of the Japanese “dance of darkness”, the Buto, in the photographic shots by Fabio Massimo Fioravanti – a dance born not by chance on the Hiroshima ashes, a nightmare that unfortunately returns – and with the skeleton of Felice Levini placing a Mephistophelean Santa Claus among the presents. And he becomes naked, with no way out, like the faces and bodies of the corpses that Selene de Condat photographed in the Morgue in Paris.

To take us elsewhere from there, the extreme point of the exhibition, may well be the narrated nightmares that accompany the exhibition. The one invented by Filippo Bellesia in which an absolutely normal woman manages to “expel everything effortlessly, except the horror”, and the one in which Julie Grislain, lucidly and calmly, tells of her hypnagogic hallucinations with open eyes and states of narcolepsy in which disturbing invisible presences make themselves present. This exhibition can thus be understood, with Julie, just like a “Nightmare Cabinet”: a nightmare with which we must creatively and couragely  come to terms, in the ideal perimeter of a “nightmare cabinet” in which we can re-elaborate the disturbing visions in the sensitive fabric of images and stories, and thus exorcise them.

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Sopra la libreria della Società Lunare/Archivio Fogli (che vi aspetta a Bassano in T.) le tavole a fumetti realizzate negli anni ’80 da Annamaria Heinreich